Non si conosco ancora esattamente quali siano le cause che scatenano la tripofobia, ne perché le persone tripofobiche abbiamo determinate reazioni. La tripofobia è stata fatta oggetto di studio da pochi anni e, tutt’ora, gli studiosi portano avanti ricerche e test per comprendere meglio le cause.
Studi sulla tripofobia
Un interessante studio sulla tripofobia è stato condotto nel 2013 dagli psicologi Geoff Cole e Arnold J Wilkins dell’Università di Essex, un’università di ricerca pubblica situata nella contea dell’Essex, in Gran Bretagna.
I risultati della ricerca, chiamata “Fear of Holes” (tradotto: paura dei buchi), sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Psychological Science.
Di seguito è riportato l’abstract del progetto di ricerca:
“Phobias are usually described as irrational and persistent fears of certain objects or situations, and causes of such fears are difficult to identify. We describe an unusual but common phobia (trypophobia), hitherto unreported in the scientific literature, in which sufferers are averse to images of holes. We performed a spectral analysis on a variety of images that induce trypophobia and found that the stimuli had a spectral composition typically associated with uncomfortable visual images, namely, high-contrast energy at midrange spatial frequencies. Critically, we found that a range of potentially dangerous animals also possess this spectral characteristic. We argue that although sufferers are not conscious of the association, the phobia arises in part because the inducing stimuli share basic visual characteristics with dangerous organisms, characteristics that are low level and easily computed, and therefore facilitate a rapid nonconscious response”
Ovvero:
Le fobie sono solitamente descritte come paure irrazionali e persistenti di determinati oggetti o situazioni e le cause di tali paure sono difficili da identificare. Descriviamo una fobia insolita ma comune (tripofobia), finora non segnalata nella letteratura scientifica, in cui i malati sono contrari alle immagini di buchi. Abbiamo eseguito un’analisi spettrale su una varietà di immagini che inducono la tripofobia e abbiamo scoperto che gli stimoli avevano una composizione spettrale tipicamente associata a immagini visive scomode, vale a dire, energia ad alto contrasto a frequenze spaziali midrange. Fondamentalmente, abbiamo scoperto che anche una serie di animali potenzialmente pericolosi possiede questa caratteristica spettrale. Sosteniamo che sebbene i malati non siano consapevoli dell’associazione, la fobia sorge in parte perché gli stimoli induttori condividono caratteristiche visive di base con organismi pericolosi, caratteristiche che sono di basso livello e facilmente calcolabili, e quindi facilitano una rapida risposta inconscia
Potete trovare lo studio completo, disponibile solamente in lingua inglese, cliccando su cause tripofobia: ricerca “paura dei buchi”
Cause della tripofobia
Gli studiosi sono giunti alla conclusione che l’essere umano prova repulsione verso i buchi ripetuti e ravvicinati perché il cervello li associa a quelli presenti su animali pericolosi, come ad esempio la pelle di serpenti velenosi o gli alveari dei pericolosi calabroni.
Si tratterebbe quindi di una sorta di paura sedimentata che l’uomo ha ereditato dagli antenati, che come ben sappiamo avevano un contatto con la natura, e quindi con animali pericolosi, molto più diretto di quanto lo abbiamo oggi.
Il cervello risponderebbe quindi istintivamente e negativamente alla visione di determinate immagini attivando una forma di difesa automatica.
Tripofobia: altre possibili cause
Uno studio più recente è quello condotto nel 2017 dal prof. Kupfer dell’Università di Canterbury che ha portato l’attenzione verso la paura delle malattie infettive e dei parassiti.
Di seguito l’abstract del suo studio:
“Individuals with trypophobia have an aversion towards clusters of roughly circular shapes, such as those on a sponge or the bubbles on a cup of coffee. It is unclear why the condition exists, given the harmless nature of typical eliciting stimuli. We suggest that aversion to clusters is an evolutionarily prepared response towards a class of stimuli that resemble cues to the presence of parasites and infectious disease. Trypophobia may be an exaggerated and overgeneralised version of this normally adaptive response. Consistent with this explanation, individuals with trypophobia, as well as comparison individuals, reported aversion towards disease-relevant cluster stimuli, but only the trypophobic group reported aversion towards objectively harmless cluster stimuli that had no relevance to disease. For both groups the level of aversion reported was predicted uniquely by a measure of disgust sensitivity. Scaled emotion ratings and open-ended responses revealed that the aversive response was predominantly based on the disease avoidance emotion, disgust. Many open-ended responses also described skin sensations (e.g. skin itching or skin crawling). These findings support the proposal that individuals with trypophobia primarily perceive cluster stimuli as cues to ectoparasites and skin-transmitted pathogens.“
ovvero
Gli individui con tripofobia hanno un’avversione verso i cluster di forme approssimativamente circolari, come quelli su una spugna o le bolle su una tazza di caffè. Non è chiaro il motivo per cui la condizione esista, data la natura innocua dei tipici stimoli. Suggeriamo che l’avversione ai cluster sia una risposta evolutivamente preparata verso una classe di stimoli che assomigliano a segnali per la presenza di parassiti e malattie infettive. La tripofobia può essere una versione esagerata e generalizzata di questa risposta normalmente adattativa. Coerentemente con questa spiegazione, gli individui con tripofobia, così come gli individui confrontati, hanno riportato avversione verso stimoli a cluster rilevanti per la malattia, ma solo il gruppo tripofobico ha riportato avversione verso stimoli a cluster oggettivamente innocui che non avevano rilevanza per la malattia. Per entrambi i gruppi il livello di avversione riportato è stato previsto in modo univoco da una misura della sensibilità al disgusto. Le valutazioni delle emozioni in scala e le risposte aperte hanno rivelato che la risposta avversiva era prevalentemente basata sull’emozione di evitamento della malattia, il disgusto. Molte risposte aperte descrivevano anche sensazioni cutanee (ad es. prurito o strisciamento della pelle). Questi risultati supportano la proposta che gli individui con tripofobia percepiscano principalmente gli stimoli a cluster come segnali di ectoparassiti e agenti patogeni trasmessi dalla pelle “.
Potete trovare lo studio completo, anche questo disponibile in lingua inglese, cliccando su cause tripofobia: studio del prof. Kupfer
Le cause della tripofobia oggetto di studio
Come già detto gli studiosi stanno continuando a studiare la tripofobia per comprenderne le origine, le cause scatenanti e determinare le cure.
In ogni caso sembrerebbe che alla base di tutto vi sia un meccanismo automatico di difesa che in qualche persona si scatenerebbe più che in altre: questo spiegherebbe perché molte persone hanno paura dei buchi mentre altre sono totalmente indifferenti.