Tripofobia e fake news

Era il 2003 quando una mail, contenente immagini a dir poco disgustose, diventò virale e turbò moltissime persone.
Ovviamente quelle immagini erano state realizzate appositamente e non erano reali.
Da quel momento le bufale o, per dirla con un termine più utilizzato oggi, le fake news sulla tripofobia si sono susseguite alimentate anche dall’utilizzo esponenziale dei social e di Youtube.

cartello stradale con scritto fake news

Una fobia nata sul web?

L’immagine che aveva fatto il giro del mondo, ovviamente manipolata, raffigurava delle larve che uscivano dal corpo di una donna. Quello sarebbe stato il risultato di un infezione, o qualcosa di simile, contratta dalla donna durante un suo viaggio in America Latina.
Come già detto, era tutto inventato. Ma si notò che la maggior parte delle reazioni e i dei commenti erano incentrati sui buchi presenti sulla pelle della donna. Nonostante fosse tutto falso le persone, in maniera irrazionale, erano terrorizzate da quei buchetti.

Passarono due anni da quella fake news e una blogger diede un nome alla paura per i buchi: mettendo assieme “trypo” (dal greco”fori”) e “fobia” (dal greco “paura”) coniò il termine tripofobia.

Anche in Italia arriva la fake news sulla tripofobia

In tempi più recenti in Italia venne diffusa una notizia nella quale il Ministro della Malattia italiano, Ministro che non esiste (già da qui si poteva capire che la notizia era inventata) avvisava la popolazione che l’utilizzo di un componente chimico, il LINALOL (anche questo inesistente) presente in tantissimi prodotti di uso quotidiano come bagnoschiuma, detergenti e profumi, provoca la Tripopatite (termine inventato per innescare collegamenti con la tripofobia).
A corredo della fake news vennero diffuse diverse immagini (che evito di inserire per non disturbarvi inutilmente) che raffiguravano delle mani con la pelle completamente bucherellata: tutto falso e frutto di abili opere di make up.
Questa notizia la trovate anche su bufale.net, il famoso sito italiano che da anni si occupa di smascherare le fake news.

E arrivarono i social…

popolazione connessa ad internet

Come ben sappiamo tutti noi, quotidianamente, passiamo sempre più tempo sui social e su piattaforme come Youtube. Ambienti che se utilizzati in maniera corretta ci aiutano ad informarci, a svagarci, a lavorare e studiare. Allo stesso tempo però tramite questi canali qualunque contenuto può raggiungere milioni di persone in pochi secondi.
Ed è così che le fake news trovano terreno fertile, a volte lanciate per gioco, a volte per spaventare, spesso per portare i clienti a cliccare su immagini, link e video che portano introiti a chi li ha pubblicati.

Uno dei tanti esempi è il post circolato su Facebook nel 2016, pubblicato in lingua francese, che riportava l’immagine di un insetto (che esiste realmente ma non è pericoloso come riportava il post) associata a quelle di una mano anche questa volta bucherellata nella pelle. Il post metteva tutti in guardia, con una frase del tipo.” Urgente urgente Se vedete questo insetto favore non uccidetelo con le mani. Non toccatelo. Si tratta di un virus che può uccidere . È stato scoperto in India. Si prega di passare l’informazione. Allarme SOS!”
Ennesima fake news: l’immagine della mano è una delle tante opere di make up.

Tripofobia su Youtube

A mio avviso è uno dei posti sul web nel quale si trova il maggior materiale fasullo circa la tripofobia.
Se ne trova talmente tanto che è impossibile fare una lista o parlarne in un articolo: invito voi stessi a farvi un giro su Youtube e digitare tripofobia. Noterete che è un susseguirsi di video realizzati con immagini create digitalmente, frutto della fantasia umana, con il solo scopo di attirare l’attenzione e indurre le persone a cliccare per avviare i video.
Nelle prime pagine non è presente un solo video di uno specialista, di un medico, di un professore che parli di tripofobia o affronti il tema sotto l’aspetto scientifico, anche se come detto gli studi sulla tripofobia sono abbastanza recenti e la tripofobia non è ancora ufficialmente riconosciuta.

Internet ha portato alla luce la tripofobia?

A mio avviso, quella fake news divenuta virale nel 2003 tramite email, è servita ad attirare l’attenzione sulla tripofobia non solo da parte di coloro che si divertono a creare bufale ma anche del mondo scientifico che ha potuto prendere in considerazione il fatto che un numero importante di persone ha la fobia dei buchi.

Grazie al web e ai social molte persone hanno scoperto la tripofobia, proprio come ho descritto nella mia esperienza, si possono confrontare con altre persone che hanno lo stesso problema e forse parlarne con un medico.
Personalmente continuo a reputare internet un luogo utile ed eccezionale, se utilizzato correttamente.

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